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La cucina di Sarmassa è stata messa alla prova da Gastronauta.
Tania Gianesin ne ha scritto con entusiasmo sul noto portale di gastronomia.

"Quando torno dall’Africa ho sempre voglia di tornare ai sapori nostrani. Il palato, per quanto nomade e curioso, ha sempre una sua memoria ancestrale. La mia è sicuramente contadina e un po’ montanara... Questo mi accomuna ad un caro amico che la scorsa settimana ha fatto un bel po’ di km per portarmi a ritrovare i sapori tanto desiderati.

Sarmassa di Vicolo Bancalegno a Bergamo.
L’atmosfera è piacevole, calda, ben curata e ricercata in alcuni dettagli. Siamo circondati da un’ampia libreria di vini, alcuni dentro ad una speciale “bacheca” dove si servono in degustazione al bicchiere. Alessandro e Cristiano ci danno alcune dritte ma FPDM sa già cosa vuole e loro lo assecondano – è risoluto il ragazzo – ed io lo seguo. Un po’ mi fido, un po’ sono curiosa.

Sono amici, e quindi già lo so che mangeremo bene…ma chi può dirlo, bisogna sempre verificare di persona. Il vero Gastronauta, si sa, non dà retta a nessuno, e si fida del suo palato e del suo istinto. Io non sono certo il Gastronauta, ma posso definirmi una discepola, per cui seguo le regole e i suoi consigli. Iniziamo con il pesce e beviamo vino rosso tanto per essere coerenti con le regole da infrangere. Tonno e pesce spada della Sicilia, crudi e marinati all’olio di frantoio. Il pesce è davvero squisito ma l’olio è incredibile. Tento di estorcere il produttore ma fino alla fine resta il mistero (che poi ci confida..ma qui non lo posso dire, dovrete andare a provarlo).
Fagioli caldi di Sorana con scampi dell’ Adriatico al vapore, niente male. Poi un branzino d’alto mare al vapore, con insalata di pomodori ciliegia, capperi di Linosa e olive taggiasche, per due.

E le lumache? Mica posso non assaggiarle e le lasagne di pasta fresca alla bolognese, ripassate in padella? E i formaggi, che dal menù li assaggerei tutti? Fontina d’alpeggio, Russ del biellese, taleggio di grotta, Strachitund, Bagoss... Così finisce che assaggiamo tutto, come al solito…facendo un bel metissage poco ortodosso, ma è tardi, abbiamo una fame da lupo e la scusa è che io non mangio da secoli…

Non ci crederete, ma non ho assaggiato i salumi. Vedrò di provvedere la prossima volta, assieme alla scaloppa di fegato grasso d’anatra con cappesante al profumo di tartufo bianco e il lardo di Colonnata sulla polenta fritta.
Alla fine mi fanno visitare la cantina; è dell’anno Mille. Ci sono vini di ogni tipo…ma io non sono un’esperta per cui sorvolo e lascio i commenti ai veri intenditori. Invece mi incuriosisce la birra e ne porto a casa un po’: birra Corsa Pietra, bière ambre, Colomba, bière blanche de Corse, aux aromes du maquis, e poi la Saint Hubert, bière artisanale de luxe e bière blonde d’abbaye. Le prime due le ho già assaggiate, molto buone. Le altre vi farò sapere...
Ah, dimenticavo i “cantuccioni”, che sono più lunghi dei normali cantucci..non so come si chiamano ma sono squisiti. Dovrò chiedere a Cristiano gli ingredienti precisi. Ci sono le mandorle ma è la pasta che non so definire. Friabili, leggeri, sono un incrocio tra il pane e i biscotti..deliziosi.

Il resto lo lascio scoprire a voi. Sarmassa organizza anche eventi culturali interessanti e piacevoli: pittori, musicisti, autori vari. L’arte del cibo è sempre in buona compagnia. Buon viaggio!".

 

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ESPONE ANITA MAESTRONI

"Anita Maestroni cammina nel mondo dell’intermedio, nella dimensione incerta dell’istinto.
Hanno parlato di sogni, a questo proposito, ma non si tratta di sogni bensì del tentativo di attraversare la nostra realtà seminando briciole non commestibili e quindi in grado di non far perdere la giusta direzione nel labirinto insidioso e irrilevante del cosiddetto postmoderno.

I dipinti di Anita Maestroni tendono alla scultura: sono quasi dei bassorilievi colorati, e a volte delle vere e proprie sculture appese alla parete, e sembrano grondare il sangue stesso della pittura.

Anita Maestroni dipinge e mette in mostra le sue opere.

La violenza dei colori, delle forme e dei rilievi di stracci ritorti e intrisi di colle e pigmenti vari.

“Se l’arte è indefinibile, esistono per altro gli artisti”, diceva un famoso storico dell’arte.

E proprio dall’artista Anita Maestroni bisogna partire per decifrare adeguatamente i suoi tentativi riusciti…”.

Beppe Agosti, critico
“Le Arti a Bergamo”, febbraio 2009.

 

 

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